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È visibile fino al 22 aprile l'installazione "Moti umani"

Autore: Staff

Data: 23/03/2022

L'installazione dell'artista Marzio Zorio, inaugurata il 22 marzo scorso presso gli spazi dell'ex caserma Passalacqua resterà visibile al pubblico fino al 22 aprile.

Analogo all’assetto di un sismografo, ma anziché rilevare le vibrazioni del terreno, trascrive le vibrazioni del woofer provocate dall’emissione delle tracce sonore riprodotte.
Queste, tramite un sistema di rocchetti che fanno scorrere un nastro di carta, vengono tradotte simultaneamente in forma grafica grazie a un dispositivo di scrittura collegato all’altoparlante, il cui contenuto viene infine raccolto e avvolto in una bobina. Il suono emesso dunque, a seconda della sua intensità, fa vibrare la sorgente, provocando la creazione di moti “sismici” sonori e concreti.

A generare questo processo sono fonti acustiche evocate dall’inesauribile risolutezza umana: l’insieme dei fragorosi clamori che avvengono durante contestazioni e proteste, dove le voci che partecipano diventano protagoniste su un terreno comune. Esprimono una reazione, pretendono l’ascolto e arrivano a creare movimenti che determinano il cambiamento: per provocare un terremoto, serve un insieme di scosse. L’intento è evocare quel rumore che si crea solo attraverso un senso comune di ideali e obiettivi, che si estende riverberandosi, anche in modo caotico, dando vita a segnali di disturbo che si pongono, come fine ultimo, il disturbo stesso. Per identificare nell’immediato questo “rumore di massa”, non è strettamente necessario un vocabolario o la conoscenza di una lingua, in quanto l’alfabeto comune e assoluto è caratterizzato proprio da questo frastuono di voci unanimi che nell’opera si concretizzano attraverso una riproduzione grafica universale. Fermenti e tumulti si ripropongono continuamente nella storia umana, caratterizzano e spesso turbano la nostra identità: la radice di un mutamento.

Per questo motivo, la memoria è parte fondamentale di questo processo che nel lavoro si riscontra in via definitiva nella realizzazione di un archivio dedicato alla collezione dei rulli cartacei, prodotti finali che diventano oggetti tangibili di quelle voci chiassose che l’opera continua a generare.

In questo senso, si può affermare che l’opera si colloca immaterialmente: in senso temporale, tra il passato (tracce audio di registrazioni di eventi pregressi), il presente (la trascrizione grafica in tempo reale) e il futuro (un archivio come eredità e testimonianza); in senso spaziale, attraverso un linguaggio universale che si manifesta ovunque questi moti avvengano.
La volontà di cogliere le reazioni di massa di quei cori di voci domina la percezione della trasformazione perenne che accresce il senso di incompiuto dell’uomo: tentativi continui dei segni che intende lasciare, di cui l’opera è mìmesi. Esso vuole quindi attirare l’attenzione verso il divenire di un mondo che possiamo vedere davvero partecipandovi, anzi, intervenendo in esso.
Operare e prendere parte, per generare un archivio potenzialmente infinito di voci clamorose.

Raccogliendo in rotoli il materiale sonoro si crea un ponte tra l’idea di traccia intesa come segno e i primi protolibri dove le pagine non erano ancora separate, ma unite in un unico flusso senza soluzione di continuità.

Opening venerdì 25 marzo dalle ore 18.00 alle 20.00
🗓 L'installazione resterà visitabile al pubblico fino al 22 aprile 2022.

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